29-11-2513

Son su Haven da un po'.
Ho lavorato ininterrottamente a macchinari obsoleti ed immensi, motori polverosi e rossi dal ferro che si estrae su questo pianeta. La paga è buona, si parla poco, la gente non ama raccontare i fatti propri, qui come altrove. Ogni cosa ha una vaga sfumatura di rosso, case, tetti, strade, persino le persone sembrano assumere tale tonalità e non per un sano colorito dato dalla permanenza al sole. 
Eppure anche qui, il silenzio di molti nasconde la voglia di sollevare la testa, questi anni di finto armistizio hanno mantenuto i carboni accesi sotto uno spesso strato di cenere. L'ho percepito negli sguardi e nei cenni di chi ho avuto intorno sino ad ora. Nessuno parla, ma quasi tutti hanno scritti in volto i propri pensieri, rughe dolorose ad increspare le fronti consumate da fatica del lavoro e del sopravvivere.
L'Indipendenza è lì che attende, chi di nuovo sarà il primo a sollevare la testa rispondendo al suo richiamo?
Io per ora rispondo alla chiamata dello spazio, mi sono fermata anche troppo tra polveri e metalli, ho già trovato un passaggio per Spacebird, un paio di settimane e sarò altrove.

Sun

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