Ora che sono nascosta nella stiva di un firefly posso
tirare un sospiro di sollievo. Sono bastati pochi segni perché mi
considerassero quel che non sono: una strega. Lo fossi stata mi sarei sistemata
la gamba, avrei protetto e salvato coloro che invece sono morti in guerra e,
perché no, avrei anche aiutato di più a vincerlo il conflitto. Ma a quelli di Mother Mary
non è bastato. I miei tatuaggi sono stati intesi come demoniache
manifestazioni, la mia zoppia come punizione divina, solo il caso ha voluto che ora io non sia presso il rogo ad
attendere d’essere fatta arrosto.
Eiline, strega come me, ma soprattutto sarta
eccellente ed invidiata, mi ha davvero aiutata nella fuga, avrei fatto davvero
poca strada se fossi stata sola. Insieme siamo riuscite ad eludere quei
bifolchi, insieme abbiamo rubato un calesse e siamo scappate, strisciando alla
fine tra casse e scatole di una nave cargo in partenza. Solo ora che siamo nello spazio posso respirare
davvero, senza più il terrore che mi brucino, certo forse ho preteso troppo dalla mia
gamba sinistra, le fitte mi salgono lungo la schiena, ma ci penserò poi, per
ora sono salva, e questo basta.
Eiline dorme ed io guardo il vuoto intorno a me.
Non penso che
ritornerò su Victory.
Sun la strega
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